lunedì 19 novembre 2012

Scene madri 1 FIABE ITALIANE

Pagine che fanno strada, formano il gusto, orientano l’indole e il respiro. Autori, personaggi e scene che nel tempo inducono a un ricalco, dunque generano scrittura. Letture tra infanzia e adolescenza, in Sardegna, dal 1968 in poi.

Fiabe italiane ( Fiabe italiane, raccolte e trascritte da Italo Calvino, 1956 ) è il libro che ho letto più volte in vita mia, e anche quello che più ho condiviso; di continuo ne traggo spunti per i laboratori teatrali; ne faccio sempre  lettura a voce alta a scuola, soprattutto tra la prima e la seconda elementare.
Affascinano il vero e il magico, gli opposti pronti a darsi la mano, l'idea che l'uno non possa fare a meno dell’altro. Il re si salva grazie al più umile suddito, il contadino si fa amico il vento, il cane spelato porta al tesoro nascosto. E mille evviva al maestro narratore, il mago supremo: è di sollievo nei momenti cupi, di appoggio nei passaggi complicati, ogni tanto dice la sua. Perché insomma, chi racconta un’opinione ce l’ha.

Un giorno passò per strada il figlio del Re e a quel gran chiarore alzò gli occhi e la vide. " Chi può essere una tal bellezza in una capannuccia da contadini? ". Ed entrò in casa. Così si conobbero, e la Rosina gli raccontò tutta la sua storia,e la maledizione che le pesava sul capo.
Il figlio del re disse: - A me di quel che porrà succedere non m'importa: voi siete troppo bella per stare in questa capannuccia. Ho deliberato che diventiate la mia sposa.
Intervenne la madre: - Maestà, faccia attenzione, lei si mette in un impiccio. Rifletta un po' sul fatto che la prima volta che la tocca un raggio di sole, diventa serpe.
- Questi non sono affari vostri - disse il figlio del Re. - Mi pare che voi a questa ragazza le vogliate male.

Espressioni forbite, termini remoti o prestati dall’alto, si alternano con naturalezza a battute sgrammaticate, di risparmio, da fine giornata. La coralità la sperimentiamo dunque non solo nell’incontro con la varietà delle genti, ma anche nei modi di parlare. Parola alta, bassa, stanca, ambiziosa, spiccia, attenta; questo non allontana i bambini, anzi; quando la scrittura ama la lettura e viceversa le parole sono come i personaggi delle fiabe: si sostengono e si spiegano a vicenda: quel che non si capisce adesso lo si capirà in seguito, si impara a andare avanti, alla bella ventura.
Poi ci sono le illustrazioni. La mia preferita è sempre stata la testa di un uomo che come in molte filastrocche è contemporaneamente parte del corpo e immaginario paesaggio. La didascalia dice “ Son testa son paese case e gente”. La bocca è ponte, i capelli bosco, l'occhio rifugio, e così via. Questo fanno le fiabe, così vedono gli scrittori. Vedono e volgono insieme ai lettori, insieme.

creato da Anna Maddalena Manca — Ultima modifica 11/11/2009 14:06

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