giovedì 7 giugno 2018

PRE_TEATRO_DESIDERI E TRASFORMAZIONI_ arte tessile&oggetti trovati_scuola primaria

C'è bisogno di attività che in modo indiretto ristrutturino il senso della calma perduto. Ancora, senso del tempo, della collettività, della considerazione dell'altro, dell'attenzione alla creazione.
C'è bisogno di e s s e r e, attraverso azioni che diano senso e identità. 
Azioni quotidiane, minime, di scoperta e di gioco. 
In questo senso, il pre-teatro. 
Una ricerca-ricostruzione di fondamenti, che crei attraverso un linguaggio artigianale e libero prodotti individuali da ricollegare grado per grado a una narrazione collettiva basata su pratiche manuali, ricerca percettiva, invenzione.


Due esperienze di pre-teatro che portano attività individuali all'interno di un progetto comune
 e incoraggiano il  lavoro simbolico sul colore, sui materiali e sugli oggetti.

SCATOLA DEI DESIDERI

L'esperienza si è generata all'indomani della lettura di


Per raccogliere del materiale artistico a volte basta guardare e camminare. 
Camminare con calma, guardare con attenzione. 
Così è possibile trasformare i percorsi soliti in attività di osservazione, ricerca, sorpresa. 

Al mercato e lungo la strada i materiali per il primo lavoro: pietre e fili.


Ognuno ha scelto una pietra e la ha lavata, per eliminare impurità e sporcizia.

Giocare con l'acqua è sempre piacevole. Inoltre, attraverso l'esperienza tattile e l'attività manuale un oggetto da estraneo e casuale diventa familiare e riconoscibile.


Mentre le pietre asciugano al sole e all'aria,  c'è il tempo di scegliere il proprio filo preferito, 
per avvolgere la pietra in modo personale.

Non tutti hanno fatto i nodi, all'inizio. Alcuni per prova, altri per distrazione.

Le prove hanno molto significato.

Pian piano i lavori hanno preso forma.

 
Ogni pietra è collegata a un desiderio per l'estate, scritto in un bigliettino e firmato.
Riuniamo le pietre e i biglietti in una scatola. La riapriremo a settembre. 
Sarà uno dei modi per raccontare le nostre vacanze.



GIARDINO DI OGGETTI MAGICI

Siamo andati in giardino e abbiamo esplorato due diverse zone.
Per ogni giro, un ritrovamento.


Meglio scegliere oggetti sempre diversi.


Così le trasformazioni saranno ancora più originali e inaspettate.

un ramo

                       
                                                                  corteccia
 
la penna di un uccello

corteccia

una foglia


e ancora...


I.C. "Falcone e Borsellino" di Roma - primavera 2018

classe seconda C primaria

 Emma Agostinelli   Eitan Anav   Gabriele Barilaro  Tobia Bellucci
Margherita Borrelli  Andrea Castagliuolo  Alessandro D'Agostino
     Giorgia D'Andrea  Valerio D'Andreagiovanni  Elena Fede
    Jonathan Fellah  Nadine Fellah  Greta Fortuna  Anita Frisone
              Chiara Gentili  Yoav Mieli  Leonardo Palmiotti 
           Chiara Procopio  Giovanni Sergi  Bernardo Serrao

a cura di Annalena Manca



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GRAZIE

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PRE-TEATRO  Un diverso copione. Teatro educazione.


QUARANTA MANI QUATTRO STAGIONI
arte lettura scrittura libri fatti a mano

















sabato 2 giugno 2018

PRE_TEATRO Un diverso copione_ Un'esperienza di teatro educazione.

SEGRETI    Scrittura immaginaria. Libro collettivo. 7 anni. 
  Scuola 'Falcone e Borsellino'   Roma 2018.

Dalla metà degli anni '80 al primo decennio del Duemila inoltrato ho portato in scena gruppi di bambini e adolescenti, lavorando nella scuola e nella Rassegna Nazionale di Teatro della Scuola di Serra San Quirico (AN). Per formazione - nata e cresciuta nell'ambito del teatro educazione - e per mestiere - maestra nella primaria - gli esiti sul palco sono stati il risultato di un lavoro articolato sulla specificità del gruppo (stile, interessi, ambito di studio e di crescita in generale, sempre collegati all'età). 

In questi laboratori, uno schema frequente: a un certo momento il gruppo, preparato e modulato in senso cooperativo e creativo attraverso il suo stesso percorso di esperienza di comunità teatrale, cominciava le prove: ci si spostava da un piano di giochi, esercizi, invenzioni spontanee sulla fisicità di questo o quel personaggio o tipo, verso una struttura organizzata in scene, scritte appositamente e rappresentate con necessità di ritmo e avvicendamento, di memorizzazione di azioni nello spazio, di utilizzo di oggetti, di uso della memoria e della voce per cantare, parlare, creare effetti sonori funzionali.

Nel laboratorio, il gruppo aveva in genere maturato all'interno delle proprie attività atteggiamenti e abitudini propedeutici alla scena. Fondamentalmente:

-  entrare in un flusso collettivo con delle regole base di ascolto reciproco e avvicendamento nell'azione;
- far parte di un quadro o una serie di quadri di azioni concatenate; 
- gestire il silenzio, lo spazio e il movimento secondo una serie di accordi sperimentati in relazione a un pubblico, dentro un tempo concordato.

Il modello del teatro, in quei decenni, era il teatro. Il teatro tradizionale, magari, visto con la classe, a scuola o altrove, oppure con la famiglia. Quel teatro sempre più raro, in televisione, mentre la generazione nata negli anni '60 aveva avuto anche una formazione teatrale di rispetto, sia per la qualità professionale complessiva degli sceneggiati popolari e dei varietà, sia per le occasioni date dalle serate dedicate, sempre seminali e talvolta innovative: Eduardo, Ronconi, Fo-Rame, Strehler.

Il modello del teatro-educazione, per decenni, è stato il percorso collettivo condiviso. Fare, disfare, interrompere, reinventare. Insieme. Quel percorso è stato per molti di noi operatori teatrali e maestri il metodo stesso. Quanto più siamo riusciti a sviluppare nel gruppo la sua verità, la sua forza espressiva, la sua creatività manuale, motoria, vocale, tanto più ci è sembrato di avere lasciato un segno. O, letteralmente, di aver tirato fuori dal gruppo un risveglio autentico e vitale. A n i m a z i o n e, infatti, si è chiamata agli inizi la nostra scelta teatrale e didattica.

Sto incontrando, a partire dalla metà di questi anni Dieci, dei cambiamenti.

La televisione e i social sono modelli influenti, spesso sostenuti dagli adulti - non solo genitori, ma anche insegnanti o teatranti, purtroppo. Ci si comporta e si educa in modo narcisistico: il palco è associato al competere, all'essere visto, riconosciuto, esibito; non al saper trasmettere qualcosa di sé insieme al proprio gruppo, non all'elaborazione creativa di linguaggi di scena. 

Per converso, osservo che nella generazione dei nati dopo il 2000 esiste in ogni gruppo una quota di bambini con seria difficoltà a esporsi, anche nei giochi più semplici: una camminata, un gesto, una parola da ripetere con voce diversa dalla propria. Prima ancora, c'è difficoltà a restare seduti in cerchio, aspettare il proprio turno, interessarsi alle proposte degli altri. C'è la paura di sbagliare. Mancanza di attenzione e di un atteggiamento vicendevole le vediamo ormai in tutti i gruppi - per tacere degli adulti. Che il pubblico sia anche solo quello dei compagni stessi, senza occhi esterni - si assiste comunque ad atteggiamenti di opposizione e disturbo alla realizzazione dell'attività. Diversi bambini sono spersi, agitati, impazienti, arrabbiati. Il cerchio si spezza facilmente. Dunque, la stessa attività propedeutica non compie il suo giro. 

C'è bisogno di attività che in modo indiretto ristrutturino il senso della calma perduto. Ancora, senso del tempo, della collettività, della considerazione dell'altro, dell'attenzione alla creazione e non all'occhio altrui. C'è bisogno di e s s e r e, attraverso azioni che diano senso e identità. Azioni quotidiane, minime, di scoperta e di gioco. 
In questo senso, il pre-teatro. Una ricerca-ricostruzione di fondamenti, che crei attraverso un linguaggio artigianale e libero prodotti individuali da ricollegare grado per grado a una narrazione collettiva, basata su pratiche manuali, ricerca percettiva, invenzione.

Da qui QUARANTA MANI QUATTRO STAGIONI. 👀 Una classe seconda primaria si è dedicata a esperienze fisiche e visive legate al trascorrere del tempo, per creare uno scenario-mostra fatto di libri artigianali, vissuto finalmente come proprio, allestito come un percorso da raccontare al pubblico, dentro la scuola. La scuola, è stata il nostro palcoscenico.

Gli obiettivi sono rimasti gli stessi:

-  entrare in un flusso collettivo con delle regole base di ascolto reciproco e avvicendamento nell'azione;
- far parte di un quadro o una serie di quadri di azioni concatenate; 
- gestire il silenzio, lo spazio e il movimento secondo una serie di accordi sperimentati in relazione a un pubblico, dentro un tempo concordato.

Quindi, un intero anno scolastico per creare:

- un oggetto-libro in cui ogni pagina rappresenta la persona del gruppo che l'ha creata;
- libri che si possono scrivere, smontare, trasformare nel corso del tempo vissuto per stagioni;
- una mostra che è il racconto di un anno di scuola e di vita, da mostrare a un pubblico.

Una sola immagine, tra le tante. Una pagina di scrittura immaginaria. Tutti hanno scritto, perché nessuno sbagliava e ognuno aveva un segreto, da svelare solo se avesse voluto. 

Qui siamo arrivati. È il nostro copione. Chissà che cosa c'è scritto.


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