sabato 9 marzo 2024

SETTE TEMI _ animare il quotidiano_ scrittura&preteatro_scuola primaria


            sette temi

orto   nuove avventure di Pinocchio   goccia   bottone   matita   mistero di Natale   libro


  classe III C primaria

Istituto Comprensivo “Falcone e Borsellino“ di Roma

Anno scolastico 2023 – 2024

 


La scrittura dei primi mesi della classe terza emerge dal parlato e dalla fase di apprendistato manuale e tecnico. Suona acerba e sintetica al tempo stesso: è laboratorio di narrazione, ma anche di crescita.

Da ottobre a dicembre 2023, il gruppo ha fatto esperienza sugli stati della materia e sugli animali, abbinando l'osservazione dal vero e la conoscenza personale all'incontro con informazioni visive e testuali di genere scientifico su elementi e fenomeni della natura. 

Gli stessi temi sono stati via via esplorati e trattati nelle ore di arte, con la sperimentazione di varie tecniche e la realizzazione di disegni e manufatti. 

Parallelamente, un giorno alla settimana, è stato proposto un tempo per scrivere storie in tema con l'argomento trattato. Sette settimane, sette temi. Le storie sono state via via riunite in un'unica raccolta. Il titolo si riferisce sia alla pratica di scrittura che alla proposta di spunti legati alla vita reale ed espressiva di bambini e bambine di 8 e 9 anni. 

Ogni testo è rispettato nei suoi aspetti spontanei, con gli interventi del caso sull’ortografia. Si sono inseriti segni di punteggiatura e spazi tra le frasi, al fine di valorizzare il senso, il ritmo e la teatralità.

Oggetti, luoghi ed esperienze di vita quotidiana sono resi protagonisti, animati via via in aspetti magici, comici, sonori, simbolici. Le storie si sono sviluppate ed estese nel tempo grazie all’ascolto reciproco dei risultati, in classe. Ci ha accompagnato l'ascolto di Pinocchio e delle Fiabe italiane a cura di Italo Calvino, ricordato nel centenario della nascita con quattro sue preziose parole: le fiabe sono vere.


Nota di AM:   Qui sono proposti alcuni esempi, accompagnati  da note  e intervallati dalle foto di sette mie tavole 20x30. Per ogni tavola ho utilizzato un materiale quotidiano, traducendo a modo mio l'esperienza sulla materia e sulla narrazione vissuta a scuola con le bambine e i bambini.



                                                                                                                                                                  ORTO

La nostra scuola ha un orto didattico, perciò fin dai primi giorni è stato possibile vivere l'osservazione dal vero. Abbiamo trascorso diverse ore a contatto con la natura del primo autunno.

Una cosa si trasforma nel tempo e diventa... 

LA CAROTA E LA PATATA

Una carota parlava con una patata: - Quando saremo cotte in padella? Non vedo l’ora!
Arrivò un contadino e loro dissero: - Ci prendi?
E lui le prese. Loro erano contente: - Finalmente in padella! Cotte con il sale! Ciao, sale!
- Ciao, carota! Ciao, patata!
Così vissero felici, mangiate e condite.

 

IL ROBOT E LA LUMACA

Un giorno un robot incontrò una lumaca: - Ciao lumachina, dove vai?                                               
- A Napoli.                                                                   
- Quanto ci vuole?                                                        
- Eeeeh. Quattro anni. Le lumache sono belle lente.                                                          
Improvvisamente si scaricò la batteria del robot e la lumaca lo portò all’ospedale. Il dottor Talpa disse: - Deve mangiare solo cose salutari.                                                                                      
Il robot guarì e si fecero una passeggiata. Videro una banconota da venti euro. Si comprarono una coperta per dormire e furono ancora più amici di prima.
 
filati di lana lavorati a mano e ai ferri

La prima serie di storie presenta nel suo insieme tratti di brevità. Con il tempo, anche grazie all'ascolto degli esempi del gruppo, la narrazione si è distesa e si è arricchita di dettagli.

La forte presenza del parlato fa di questi esempi degli ottimi spunti per la drammatizzazione: con la voce, con personaggi-marionetta, con i bambini e le bambine che assumono la parte di questo o quel personaggio, del narratore. Si possono inserire elementi sonori, canti, ritmi. Si può costruire un pannello da cantastorie. Si può registrare, girare un video, fare fotografie per un albo, inventare scene e costumi. 

In questo senso parliamo di preteatro, cioè di quelle pratiche svolte in un gruppo dove sono presenti parametri di teatralità: un testo-pretesto, una organizzazione spaziale e temporale di personaggi e eventi, la ricerca di linguaggi espressivi e artistici adatti a un pubblico. Volta per volta, la classe si alterna nel ruolo di azione e di fruizione. La rappresentazione vera e propria può durare pochi minuti, ma il tempo lungo della preparazione è il vero nucleo dell'esperienza e si fa modello organizzativo-pedagogico.

 L'evento teatrale non è il parlato. Con otto-dieci righe possiamo animare un gruppo intero. 

  

NUOVE AVVENTURE DI PINOCCHIO

 

PINOCCHIO E IL MOSTRO
Una sera Pinocchio uscì di casa e decise di farsi una passeggiata. Vide un lago e si riposò. Mentre guardava le stelle, sentì un rumore e poco dopo venne trascinato nel lago. Vide un mostro fatto di alghe che sulla testa aveva una ninfea. Il mostro lo stava per mangiare, stava decidendo da che punto mangiarlo. Per fortuna diventò giorno e il mostro cominciò a diventare bianco e si pietrificò. Pinocchio scappò più veloce che poteva e disse a tutti i suoi amici di non andare a quel lago.

 

IN UN HOTEL DEI DEMONI

Un giorno Pinocchio stava in un hotel che aveva cento porte, dove non si sapeva che era un luogo infestato dai demoni.
A un certo punto arrivò un demone, iperveloce e nero, che si chiamava Rush.
Pinocchio si mise in un armadio in tempo.
Per fortuna il demone passò oltre, ne arrivò un altro, un altro e un altro ancora, e ancora e ancora, ma il nascondiglio era perfetto.
Pinocchio alla fine uscì, attraversò le cento porte, arrivò all’uscita e si salvò.


Pinocchio si avventura nella paura, e così hanno fatto i due bambini autori. Il loro tratto laconico ha una sua forza. L'ascolto della storia di Collodi, capitolo per capitolo, ha lasciato tracce creative e simboliche, non solo in questo caso ma anche per i temi futuri, dove si sono mescolati con libertà elementi quotidiani, sogni, desideri, ombre.

Leggere  Pinocchio ad alta voce è  una sfida contro la  paura dei classici. 

La forza di un testo-pretesto non semplicistico, ricco di lessico, resta e matura nel tempo.

filato di cotone e fibre naturali su iuta dipinta
 

GOCCIA

 

LA CITTA’ DELL’ACQUA
C’era una volta una goccia, poi ne caddero due, poi tre e poi mille. Gli abitanti sotto diventarono di acqua; pure le case, le strade, i marciapiedi, pure tutte le cose nelle case, le macchine, cioè tutto, tranne le nuvole.
Così gli abitanti diventarono pesci e la città mare.
Nell’acqua si davano le spinte, i pugni, di tutto succedeva, perfino si mangiavano l’uno con l’altro.

 

GILBERTO E L’ELEFANTE
C’era una volta, in un bosco incantato, un fiume che a un certo punto arrivava a una cascata. Un giorno la cascata fece cadere una goccia a terra. La goccia si diede un nome: pensò e ripensò e a un certo punto si accese la lampadina nella sua testa… si sarebbe chiamata Gilberto!
Gilberto si guardò intorno confuso, il suo cervello pensò, e a un certo punto: - Ma certo! Sono nel bosco incantato!
Si mise in cammino. Nel bosco incontrò un elefante. L’elefante gli disse: - Ciao, dove vai?
Gilberto rispose: - Vado in cerca di nuovi amici.
- Beh, allora sei davanti a quello giusto!
Si misero a ridere insieme e così diventarono amici per la vita, per tutta la vita.


filato di carta intrecciato e annodato su rete per alimenti

Hanno scritto tutti, tutte. C'è chi lo ha fatto a fatica, c'è chi non vedeva l'ora. Il risultato di un laboratorio è proprio questo insieme di variazioni, di soluzioni, di difficoltà e di gioia. Ognuno vede l'altro, e non si tratta di competere, ma di convivere, e conoscersi.

Nelle storie, sin dal principio, è comparso il tema della ricerca dell'amicizia, talvolta abbinato a quello della solitudine. Ogni scrittura è un ritratto, spesso un indizio.

In questi due casi, entrambi potenti per ragioni differenti, c'è lo spunto per un libro illustrato. Poche parole, scenari generosi e avvolgenti: dovevano dire di più?

Per gli insegnanti, per i genitori: che cosa significa leggere un testo?

 

BOTTONE


 LUCA E GIUSEPPE GIOVANNI MARIA
C’era una volta un bambino, Luca. Aveva una camicia azzurra con nove bottoni.
Un giorno sentì: - Ciao, Luca.
Luca si guardò intorno ma non c’era nessuno: - Aiuto, chi c’è?
Uno dei suoi bottoni, che si chiamava Giuseppe Giovanni Maria, gli rispose: - Non ti agitare, sono il sesto bottone della tua camicia, voglio diventare tuo amico.
All’improvviso… BADABAAAAAM! Venne un terremoto, il bottone cadde e si ferì.
Luca lo portò all’ospedale e lo curarono. Il bambino era felice che il suo bottone stesse bene. Fecero un sacco di giochi e il giorno dopo Luca se lo portò a scuola. Al bottone piacque e disse: - Bello, fare le moltiplicazioni con le ciambelline.
E si fecero una risata.


Siamo a metà percorso, i testi si fanno più articolati. Si procede con maggiore sicurezza tecnica: dialogo, poi descrizione, poi effetti sonori, poi colpo di scena e finale leggero. Si tratta di anche di maggiore libertà. Quella libertà dello scrivere e del creare che ti fa dire: oggi parlo di questo, in questo modo, valorizzo la mia intuizione, scelgo le parole, il ritmo, comincio e finisco.

Ogni testo è un progetto, riuscito o meno.  Quello che eravamo in quel momento.

 

bottoni e filato di lana sarda su tessuto antiscivolo

MATITA


LA MATITA E LA BAMBINA
C’era una volta una bambina che aveva una matita. Questa matita parlava, però la bambina non lo sapeva.


LA MATITA IN CROCIERA
Un giorno una matita che si chiamava Augusto stava camminando perché la mamma gli aveva detto di fare una passeggiata con il suo cane Matita Blu. Incontrarono un bullo che si chiamava Salvatore.


LA MATITA AVVENTURIERA
C’era una volta una matita che si era stancata di scrivere. Si chiamava Rex. Voleva partire per un viaggio nella giungla. Una sera tirò la zip dell’astuccio per uscire, e quando cadde a terra gli nacquero le braccia e le gambe. 


Ogni inizio è un potenziale inizio per qualcosa di altro. Uno sviluppo del laboratorio può essere quello di scambiarsi gli inizi, o i titoli, per scrivere nuove storie. Basta poco, e non è una novità. Quello che è sempre nuovo è il gruppo. Attivarlo dal suo interno è una scommessa, soprattutto per chi insegna e non vuole limitarsi ad assegnare e correggere.

Chi scrive "basta " ha già cominciato.


matite acquarellate  su tessuto ricamato in rilievo

 

MISTERO DI NATALE

 

Questa volta, l'aspetto scientifico è grandemente presente nei riferimenti al laboratorio di Babbo Natale, con aspetti di tecnologia fantastica e quindi imprevedibile. Non mancano le trasformazioni, le ipotesi, le idee e le pratiche di soluzione. Per questo caso, presentiamo solo alcuni tra i titoli, in rappresentanza della varietà delle scelte.

 

IL RAPIMENTO DI BABBO NATALE

 L’ELFO SOMMOZZATORE

BABBO NATALE CATTIVO DIVENTA BUONO

IL BAMBINO SENZA REGALO

L’ELFO CATTIVO

BABBO NATALE E IL MISTERO DELLA RENNA SCOMPARSA

UN GIOCO SPAVENTOSO

L’INVESTIGAZIONE SUI REGALI

IL BUON CICCIO GUANTONE E IL MISTERO DEI DOLCI SCOMPARSI


     ritaglio  e montaggio da maglione natalizio


 LIBRO


Arrivato il settimo tema, è stato come se tutto il laboratorio parlasse di sé stesso. Il gruppo era nel suo insieme più sicuro e abituato all'appuntamento; perciò, si è misurato volentieri con l'oggetto che è insieme lettura e scrittura. Scrivendo, anche noi ne abbiamo scritto uno.

Anche qui, sono emerse immaginazioni e determinazioni diverse, più un certo grado di confidenza, che hanno dato spazio a gran finali così come a una sincera consapevolezza del lavoro necessario da fare e sulla fatica che questo comporta:

Oggi non mi va di scrivere la storia.   (dicembre 2023)

 Chi ha composto questa frase aveva partecipato con esiti originali e pieni a tutto il percorso. Non avrebbe mai consegnato il foglio con quelle parole, all'inizio; casomai avrebbe pianto, provato paura, imbarazzo, scontentezza di sé.

La consuetudine dell'esercizio e la comprensione dello sforzo necessario per rispondere alla richiesta di scrittura hanno permesso di utilizzarla anche per dichiararne l'assenza.

Perciò, qui, chi non ha scritto è stato in grado di comunicare. Ha comunicato alla maestra qualcosa di più: che per quel giorno sarebbe stata in grado di capire quel vuoto e quel no.