sabato 17 novembre 2012

SEI DOMANDE PER LA SCUOLA


Domande sulla scuola alle quali un candidato al Parlamento dovrebbe saper rispondere se fosse sua intenzione rappresentare gli interessi comuni degli italiani. Non parlo dei soli elettori, perché di scuola si parla, vale a dire di tutela di diritti dei minori e di formazione del cittadino.

Sul sito dell’Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola ( http://anp-community.ning.com/ )  compare il risultato di un sondaggio effettuato nello scorso ottobre su un campione di insegnanti di tutti gli ordini di scuole. Mutuato da una recente esperienza francese, offre occasione di formulare alcune domande sulla scuola alle quali un candidato al seggio di Parlamento dovrebbe saper rispondere se davvero fosse sua intenzione rappresentare gli interessi comuni degli italiani. Non parlo dei soli elettori, perché di scuola si parla, vale a dire di tutela di diritti dei minori e di formazione del cittadino. 
Non ritengo i quesiti esaustivi: manca per esempio l’aspetto dei contenuti dell’insegnamento, che è fondamentale;  ho scelto questioni di quotidiana esperienza educativa e organizzativa; la mia esperienza di insegnante di scuola primaria, in corso dal 1991, è dal punto di vista anagrafico ampiamente condivisa, perché situata in una categoria professionale che pur ancora motivata si trova oppressa da una consistente prospettiva di impegno al momento oscura, poco rassicurante e molto mortificante.

Andiamo ai risultati del sondaggio. Nella premessa si legge che il questionario a 24 domande chiuse  “Gli insegnanti italiani tra gratificazione e fatica” è stato distribuito a 10.000 docenti. Hanno risposto in 1.036 ( io tra loro). Punti chiave: percezione del ruolo, attese professionali, livelli di autonomia desiderati, strumenti della valorizzazione della professione…
Un momento. Un momento. Dieci per cento di risposte? A me il sondaggio è arrivato con la posta elettronica, tramite mailing list della scuola; avevo quindi piena libertà di diffonderlo a mia volta: il numero dei docenti che poteva rìspondere all’invito era dunque variabile o mi sbaglio? In ogni caso, fosse anche il dieci per cento, è comunque poco.  Non mi sorprende. C’è un problema serio di partecipazione interna. Nella mia realtà, ogni elaborazione di iniziative e rivendicazioni è portata avanti da una minoranza di persone: ci saranno degli istituti in cui i pochi corrispondono a degli autentici rappresentanti del collegio-gruppo, ma da me quei pochi sono pochi e basta. Intorno c’è silenzio, distacco apatico, cura dell’esclusivo proprio tornaconto: bisogna cominciare a dirlo.
L’autocritica è uno dei tabù che riguardano noi persone di scuola e che persiste in questa fase, come e quanto l 'ostile incapacità di ragionare in positivo su come si possa valutare, promuovere e ricompensare l’insegnamento di qualità. Pertanto, a parte le domande a chi intende governarci in futuro, penso che ogni insegnante e ogni istituto debba trovare il coraggio di interrogarsi per suo conto; nella pratica, auspico un nuovo contratto che dia respiro e proporzioni assai più definite alle diverse categorie che lavorano nella scuola.

1. Come pensate di intervenire sugli edifici scolastici che presentano problemi di sicurezza, igiene, climatizzazione, manutenzione, carenza di spazi e arredi?

2. Qual è la vostra posizione sulla tutela degli alunni con difficoltà di apprendimento, disturbi di apprendimento, disabilità?

3. Qual è la vostra posizione sulla mancanza di una formazione continua dei docenti di carattere psicopedagogico, tecnologico, multiculturale e interdisciplinare, invece urgentemente richiesta degli attuali bisogni formativi?

4. In merito allo stato giuridico del docente, qual è la vostra posizione su: individuazione di livelli minimi garantiti; livelli progressivi di carriera; livelli differenziati di carriera?

5. Qual è il vostro progetto su queste tipologie di lavoratori della scuola: aspiranti docenti; precari; docenti con esperienza di ruolo ultraventennale e prospettiva di allungamento della fase lavorativa; supplenti e incaricati temporanei; personale amministrativo; collaboratori .

6. Quali risorse finanziarie pensate siano da destinare alla scuola pubblica per garantire un livello minimo di effettivo funzionamento su tutto il territorio nazionale?

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