lunedì 19 novembre 2012

Scene madri 2 LA SIRENETTA

Pagine che fanno strada, formano il gusto, orientano l’indole e il respiro. Autori, personaggi e scene che nel tempo inducono a un ricalco, dunque generano scrittura. Letture tra infanzia e adolescenza, in Sardegna, dal 1968 in poi.


LA STRADA DI SCHIUMA

Molte fiabe di Andersen finiscono male. La Sirenetta (Den lille Havfrue di Hans Christian Andersen, 1836 ) finisce malissimo.     
La piccola sirena per avere l’amore - e con l'amore, l’anima - salva il principe dai flutti assassini senza prendersene il merito, lascia la propria reggia, nuota tra gli orrori per incontrare la Strega del Mare, beve una pozione micidiale, perde la naturale estremità in cambio di due gambe che la martoriano, sacrifica la sua voce melodiosa in seguito al taglio della lingua. Ma dopo tanto dolore, con tutto il coraggio, alla fine non ottiene niente. Niente, niente di niente. La ragazza sirena scopre che il principe si è invaghito di un’altra e si dissolve in schiuma com'è suo ordinario destino, gettandosi dalla nave reale mentre l’adorato ignaro riposa sul cuore di una creatura fasulla e senza pregi.
Nelle ultime righe si legge che la schiuma si fa aria, che un'anima comunque l'avrà, la Sirenetta, fra trecento anni. Mai mi hanno messo in pace, né quel passaggio ulteriore di stato né il premio in capo a tre secoli. Per me la storia finiva sempre con quel funerale bianco. Sempre dico, perché l’ho letta e riletta. Con dolore. Con coraggio.

Andersen risulta dai ritratti un figuro cupo, scurovestito e segaligno; risulta, dalle biografie, scavato nell’infanzia da povertà economica e affettiva, la vita adulta scomoda a causa di amori vietati o infelici, nonostante i panni nuovi o gli amici ospitali. Le traduzioni inaugurate dagli inglesi hanno ingabbiato e vilipeso il suo talento per la trascrizione vivace e verace del parlato: ciononostante egli svetta, s’impone.Da bambino ha molto giocato con le marionette e diviene drammaturgo espertissimo: sa trasformare in personaggio non solo la persona e l'animale, ma le cose più modeste: fiammiferi, candele, posate. Andersen ha dato l'anima a tutti e subito; è una compagnia teatrale in un sol uomo. Crea il ruolo, dona parola e timbro; dà ritmo e battuta, inventa la storia, scrive, inquadra e definisce l'ambiente, letteralmente lo sa ritagliare e non a caso: è stato mirabile artigiano di illustrazioni, collage, decorazioni, silhouette.

La scelta delle fiabe preferite non dipende solo dai personaggi. Ne La Sirenetta ci sono tanti tipi di mare, e molti mi erano già cari. Una scena, però, faticavo a immaginarla. Come apparivano, dopo il tuffo, quelle spoglie schiumose? Erano creste di onde tempestose, oppure bolle deboli e sporchicce imprigionate tra gli scogli?
Nel tempo ho trovato, l'ho vista; ho visto quella scia che traccia lo scafo di una nave dietro di sé, così maestra e bianca. Adesso lo possiedo, il ritaglio mancante. È un tratto di addio, provvisorio, magnifico; è un paesaggio vorticoso, di struggimento, di speranze e di ricordi. Credo proprio che lei sia andata lì.
creato da Annalena Manca — Ultima modifica 23/11/2009 19:01

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