martedì 4 dicembre 2012

UNA SPECIE DI RITORNO A CASA - racconto palindromo



  Un racconto di molti anni fa ripreso di recente. Palindromo in senso lato: la scansione in avanti e all'inverso va per frasi. Un racconto sul tempo, anche un gioco..


   Anche se non gli credo, ho deciso di tornarci.
   Non posso negare che mi faccia uno strano effetto.
   Afferma che la sua libreria sia la migliore. Quando vedi il reparto antiquario ci credi.
   Non ho capito come riesca, forse dipende dal primo libro che scegli. D’istinto ho cambiato argomento ogni volta che si è accennato alla mia vita personale.
   Non sa dove lavoro, né dove abito.
   Io avevo sempre dubitato, a cominciare da quella storia che poteva mostrarmi in sogno le scarpe che ho posseduto nel corso della mia vita.
    – Da nuove o da usate?  
    – Non difenderti. Nuove. Non tutte insieme.
   Nei giorni precedenti aveva insistito: – Vorresti scrivere a Emily Brontë? –.
    –  Oppure a chi?
    – Non difenderti. Ti risponde.
   Davanti alla libreria c’è sempre un bambino che vende sigarette. Ogni volta come ora ne compro un pacchetto e gli regalo il resto come scongiuro.
   Appena mi vede va a prendere qualcosa dietro al banco: – Notizie, –  una busta chiusa. – Le ho scritto a nome tuo. Mandale i miei saluti, alla prossima.
   In verità la notte passata avevo rivisto il mio primo paio di stivali. Camoscio. Chi era stato a volere quel sogno? Dunque è vero anche che può scrivere a qualsiasi scrittore, di qualsiasi epoca, a condizione che sia morto. Lui ha qualsiasi indirizzo.
   Adesso in libreria mi mostra l’orologio.
   – Vuoi tornare indietro nel tempo? Il tempo all’incontrario. Diciamo mezz’ora, per cominciare.
   Stavolta non gli credo.
   Spinge indietro le lancette, una spinta di niente, tra pollice e indice.
   Stavolta non gli credo.
   – Vuoi tornare indietro nel tempo? Il tempo all’incontrario. Diciamo mezz’ora, per cominciare.
   Adesso in libreria mi mostra l’orologio.
   In verità la notte passata avevo rivisto il mio primo paio di stivali. Camoscio. Chi era stato a volere quel sogno? Allora è vero anche che può scrivere a qualsiasi scrittore, di qualsiasi epoca, a condizione che sia morto. Lui ha qualsiasi indirizzo.
   Appena mi vede va a prendere qualcosa dietro al banco: – Notizie,  –  una busta chiusa. – Le ho scritto io, da parte tua. Mandale i miei saluti, alla prossima.
   Davanti alla libreria c’è sempre un bambino che vende sigarette. Ogni volta come ora ne compro un pacchetto e gli regalo il resto come scongiuro. Nei giorni precedenti aveva insistito: – Vorresti scrivere a Emily Brontë? –.
    –  Oppure a chi?
    – Non difenderti. Ti risponde.  
   Io avevo sempre dubitato, a cominciare da quella storia che poteva mostrarmi in sogno le scarpe che ho posseduto nel corso della mia vita.
   – Da nuove o da usate?
   – Non difenderti. Nuove. Non tutte insieme.
   Non sa dove lavoro, né dove abito.
   Non ho capito come riesca, forse dipende dal primo libro che scegli.      
   D’istinto ho cambiato argomento ogni volta che si è accennato alla mia vita personale.
   Afferma che la sua libreria sia la migliore della città. Quando vedi il reparto antiquario ci credi.
   Non posso negare che mi faccia uno strano effetto
   Anche se non gli credo, ho deciso di tornarci. 

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